Moto mano è un’unità di misura in ambito oculistico per definire una scarsa visione: letteralmente l’unica percezione è il movimento della mano davanti agli occhi. Questo progetto racconta la disabilità visiva, cerca di far luce nel vuoto del non visto. 
Attualmente sono a noi conosciute numerose malattie oculari che, per mancanza di terapie risolutive o se non curate repentinamente, possono comportare un’ipovisione grave o addirittura cecità. La mancanza di una cura e il senso di impotenza che ne deriva mi invitano a ricercare rituali, miti e racconti che, nella storia dell’uomo, abbiano alimentato la speranza di poter guarire. 
Le fotografie in bianco e nero rimandano alla visione indotta da queste patologie caratterizzata dal grigio come dominante cromatica principale, in quanto la percezione dei colori è la prima ad essere danneggiata e ad annullarsi.
Nella pratica medica, il modo in cui il paziente vede è secondario; il criterio per la definizione della gravità della malattia e per valutare la buona riuscita o meno di una terapia è sempre più quantitativo, piuttosto che qualitativo. Visto o non visto, ma non è soltanto il buio o il vuoto quello che viene percepito in questi casi, c’è sempre qualcosa, reale o irreale che sia, che non dev’essere trascurato. Cerco di rappresentare questa visione attraverso l’immagine disegnata da soggetti ipovedenti di ciò che in quel momento percepiscono davanti a loro. Questa immagine non è più assenza, assume una forma propria, un significato.
Moto Mano
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